PREMESSA

La pala dello Sposalizio della Vergine di David Zipirovic (* 1885 Kerhon + 1946 Mosca) è un’opera in maiolica realizzata dall’artista russo in Umbria nel 1923-27. Prima di arrivare in Umbria l’artista si forma nella scuola di Architettura di Odessa, poi a Parigi dove frequenta la scuola di Beaux Arts e ottiene una borsa di studio che lo porta a Roma nel 1914.  Nel 1922 sarà scelto come Direttore Artistico della Manifattura Maioliche Deruta dove rimane fino al 1927. Il suo stile e la sua passione saranno rivolti ai grandi maestri rinascimentali di cui ripropone i capolavori sulle maioliche dipinte nelle forme più varie: piatti, vasi, anfore e piastrelle. La sua presenza nella città umbra fu molto sentita, egli lasciò un profondo e amorevole ricordo che ancora vive Nel sugellare questo legame il comune di Deruta acquistò un’importante opera del maestro, la pala dello Sposalizio della Vergine dall’ex Cima, Consorzio dei Ceramisti Umbri con sede a Perugia che aveva chiuso definitivamente le attività negli anni Sessanta. L’opera fu così salvata da possibile distruzione e venne collocata in una sede importante, la sala della Giunta del Comune di Deruta. In quella sede la pala non era visibile a studiosi e amanti dell’arte. L’idea di spostare l’opera nel Museo Regionale della Ceramica di Deruta è stata accolta positivamente ma il pannello presentava importanti criticità e necessitava di un intervento di restauro.

L’OPERA A CONFRONTO CON LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE DI RAFFAELLO

La peculiarità della pala dello Sposalizio della Vergine è che riproduce fedelmente, in scala 1:1, la bellissima composizione di Raffaello Sanzio firmata dall’autore e datata 1504, conservata nelle Pinacoteca di Brera a Milano. 

Tecnica esecutiva

Il pannello di Zipirovic è composto da 108 piastrelle spesse ca. 10 mm, in terracotta di colore giallo chiaro, smaltate avorio chiaro e dipinte. Queste erano state realizzate con taglio a mano o con forma e avevano tutte impresse lo stampo di fabbrica sul retro (FAMIGLIA TRICCA SAN SEPOLCRO). Dopo la prima cottura il biscotto era stato smaltato di bianco latte su cui era stato tracciato il disegno. La seconda cottura avveniva dopo la realizzazione pittorica. In conclusione era avvenuto il montaggio. Le piastrelle non avevano lo stesso spessore e in particolare quelle della cornice erano più sottili. I colori usati, a base vetrosa, erano usati fluidi, sfumati, con sovrammissioni trasparenti. Si tratta di azzurri, verdi, rossi, arancio, giallo bruno e nero. Le piastrelle erano state contrassegnate da una numerazione progressiva partendo dal basso a sinistra. La numerazione è emersa durante la rimozione delle malte cementizie e gessose. Non è stato possibile verificare tutti i numeri perché il retro di alcune piastrelle era molto compromesso. Abbiamo notato che nella parte figurata e negli angoli della cornice la progressione numerica era rispettata e che nelle restanti piastrelle della cornice la sequenza numerica non era stata considerata. Questo poteva essere avvenuto nella fase di montaggio perché le piastrelle esterne avevano un modulo quasi uguale oppure, cosa più probabile, l’errore era riferito al secondo montaggio del pannello. Il montaggio attuale ha ristabilito la corretta progressione numerica.

LO STATO CONSERVATIVO

L’opera aveva importanti problemi conservativi dovuti a vari traumi subiti accidentalmente. In superficie, visibili a occhio nudo, presentava fratture, disallineamenti, stuccature improprie e ritocchi pittorici alterati. L’immagine era offuscata, ingiallita da polveri carboniose, colle e fissativi. Anche la cornice in legno dorato aveva molti ritocchi alterati.

RIPRESA AGLI ULTRA VIOLETTI

Le notizie delle vicende conservative dell’opera non sono confermate da documenti ma solamente ipotizzate; i maggiori traumi che hanno provocato rotture potrebbero riferirsi a due eventi: il primo relativo a un crollo delle piastrelle dal primo supporto di legno, quando era ancora nel deposito CIMA e un secondo trauma, durante il trasporto a Deruta. Fra questi due momenti l’opera deve essere stata collocata su un nuovo supporto, di cui si è conosciuta la natura e la composizione solo dopo la discesa a terra e lo smontaggio delle piastrelle.

Sottoponendo la pala a una ripresa agli U.V. si è potuto valutare la grande quantità di ritocchi pittorici, fratture e  stuccature, molti non percepibili alla luce visibile. 

La pala era ancorata a parete, in basso, con dei supporti metallici sagomati  e in alto, con un perno a muro . Il supporto non era visibile e inizialmente si è ipotizzato si trattasse di un tavolato ancorato alla cornice con delle assi di legno.

Il restauro

Fase preliminare alla movimentazione

Si è iniziato con protezione della superficie maiolicata del pannello, mediante velatura con garze di cotone fatte aderire con colletta per permetterne il trasferimento in sicurezza presso il Museo.  

FASE DI SMONTAGGIO DELL’OPERA

Inizialmente il pannello è stato imbracato e poi calato manualmente da quattro operatori con il sostegno di una gru a capretta. L’operazione di calare a terra il pannello è avvenuta con grande difficoltà perché l’opera era molto più pesante di quanto valutato. Il trasporto al museo dove era stato programmato il restauro risultava essere inattuabile. Dopo l’esame del retro ci si è resi conto che le maioliche erano state applicate non su un tavolato ligneo ma su uno spesso pannello in gesso (4/5 cm) che annegava un telaio perimetrale con un reticolo, costituito da piatti di ferro di 5 cm di larghezza. Il peso precedentemente stimato in ca. 120/150 kg è stato rivalutato in ca. 350 kg + o – 30 kg. Il gesso era armato con filo di ferro intrecciato.

Le valutazioni  a discapito del  trasferimento al museo erano rivolte all’incolumità del pannello  e dei trasportatori, all’impossibilità di poter utilizzare mezzi meccanici adeguati in quanto non impiegabili negli stretti passaggi che il percorso prevede all’interno del museo.

Variazioni del progetto di restauro

Il progetto iniziale è stato modificato prevedendo lo smontaggio in loco della superficie maiolicata con il trasferimento provvisorio presso il laboratorio di restauro della Coo.Be.C. a Spoleto delle sole maioliche e della cornice, proponendo la realizzazione di un nuovo supporto su cui posare le piastrelle restaurate singolarmente. Rispetto a quanto previsto inizialmente la modifica è risultata essere migliorativa per l’opera in quanto ha permesso la ricomposizione delle fratture presenti sulle singole piastrelle, il recupero della planarità del pannello, il ripristino della perfetta adesione delle piastrelle al supporto e l’applicazione su un nuovo pannello di supporto assai più leggero e stabile del precedente.

Smontaggio delle piastrelle

Dopo la numerazione delle piastrelle è iniziata la fase di smontaggio a partire da quelle già distaccate e impiegando per quelle più aderenti mezzi meccanici come frese elettriche per scavare il gesso retrostante; una volta distaccate le piastrelle, quasi sempre gravate da materiale sul retro, sono state collocate su delle ceste rivestite di materiale ammortizzante per il successivo trasporto.

fasi di restauro in laboratorio

La pulitura superficiale delle piastrelle è stata eseguita con acqua tiepida e tensioattivo contestualmente alla rimozione della velatura provvisionale mediante solubilizzazione della colletta con acqua e l’asportazione di materiali di restauro idrosolubili con acqua distillata addizionata di tensioattivo; l’asportazione dalla superficie maiolicata dei materiali di restauro non idrosolubili è avvenuta con impiego di soluzioni solventi idonee opportunamente supportate; la rimozione delle stuccature in gesso debordanti sopra la maiolica e nelle fughe e stata eseguita meccanicamente a bisturi.

La saldatura delle fratture nelle piastrelle e l’incollaggio delle scaglie è stato realizzato con resina epossidica bicomponente trasparente, UHU Plus, previo trattamento delle superfici di frattura con resina acrilica in soluzione Paraloid B72; le fratture sul retro sono state imbibite con resina epossidica fluida, EPO 150-151 – Cts.

nuovo supporto

Il nuovo supporto è stato realizzato con pannello sandwich da un pollice costituito da un nido d’ape di alluminio rivestito di pareti in vetroresina, tipo Areolam, con caratteristiche di leggerezza, resistenza, indeformabilità e stabilità alle variazioni termo igrometriche ambientali, munito di strato di intervento in sughero.

In conclusione del restauro delle piastrelle si è valutato il differente spessore dovuta a diverse manifatture del biscotto. Già dalla prima posa di prova si è notato che le piastrelle avevano dislivelli importanti. Per ovviare a tali aberrazioni sono stati messi degli spessori di sughero

Sullo strato di sughero è stata tracciata la griglia per il posizionamento delle piastrelle.

Il rimontaggio delle piastrelle sul nuovo supporto è stato realizzato con colla non cementizia da piastrelle Adesilex Mapei.

stuccature e reintegrazione pittorica

La stuccatura delle fughe, delle fratture e delle mancanze con Poliphilla Interior.

La reintegrazione delle fughe a tono neutro con colori ad acquerello Winsor & Newton. 

La reintegrazione delle fratture e delle lacune che dovessero interferire con la lettura dell’opera con colori a vernice Gamblin; la protezione delle reintegrazioni con vernice Regalrets Finale stesa localmente a pennello.

 

cornice

La cornice in legno intagliato dipinto e dorato è stata oggetto d’intervento. I suoi componenti erano stati precedentemente smontati per il trasporto in laboratorio

In conclusione il pannello è stato reinserito nella cornice e vincolato a essa con fermi metallici avvitati, facilmente rimovibili.

consegna dell'opera al museo regionale della ceramica del comune di deruta

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