In corrispondenza dell’ambiente principale della cripta superiore nella Chiesa di S.Maria Assunta di Positano, ad 11 metri sotto il piano di calpestio del cimitero abbaziale, sono state recentemente portate alla luce strutture pertinenti ad un ambiente (forse il triclinium) di una villa romana marittima del I sec. a.C., distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Sebbene se ne conoscesse l’esistenza già in epoca borbonica, i primi ritrovamenti risalgono al 2003. 

Quando siamo intervenuti nel 2015, l’area era in pieno scavo. Si presentava solo parzialmente libera dalla piroclastite, occupata dai crolli delle murature in opus reticulatum e puntellata in corrispondenza delle pareti lunghe. Da questo tratto di banco piroclastico rimosso, oltre ai vuoti lasciati da travi lignee di un evidente soffitto perduto di cui sono stati eseguiti calchi come da metodiche in uso anche nell’area archeologica di Pompei, sono emersi un pavimento musivo bicromo e due pareti affrescate con bassorilievi in stucco, stilisticamente riconducibili al tardo III – inizio IV stile pompeiano, dalle vivide cromie conservate sotto cenere e lapilli. L’intervento di restauro, sia durante lo scavo che nella messa in luce degli affreschi, ha dovuto costantemente confrontarsi con fattori di degrado e problematiche legate alla natura ormai ipogea della villa ed al particolare microclima interno, adottando sistemi di pulitura, di consolidamento e di fissaggio mirati, messi a punto in corso d’opera.

RESTAURO DELLE PARETI AFFRESCATE E RICOLLOCAZIONI IN SITU

Gli intonaci dipinti e gli stucchi presentavano situazioni conservative differenziate, a seconda del tipo di materiale eruttivo che era a contatto e al differente grado di umidità contenuta nel terreno che avevano comportato la cementificazione del materiale vulcanico idraulico. Nei punti di contatto col materiale eruttivo (piroclastite) si erano creati diffusi strappi e decoesione di pellicola pittorica, di finiture a secco, come il prezioso blu Egiziano, e di rilievi in stucco. Nei casi in cui la superficie era coperta da pomice il livello conservativo era notevolmente migliore. I danni di maggiore entità erano dati dai distacchi degli intonaci dalla muratura e dalla caduta degli intonaci dipinti in corrispondenza delle lesioni. Alcune superfici presentavano danni superficiali come abrasioni e danni da urto conseguenti il crollo. 

RESTAURO DELLE PARETI AFFRESCATE E RICOLLOCAZIONI IN SITU

Al termine dello scavo, si è proceduto al restauro completo di pareti e pavimento musivo. L’intervento è stato sistematico, con metodologie già testate che hanno previsto l’alternanza di azione meccanica e chimica, supportate da fissaggi e consolidamenti eseguiti con prodotti di ultima generazione, consolidanti nanomolecolari e sublimanti, che hanno limitato al massimo l’impiego di acqua. Tutti i frammenti di affresco recuperati sono stati raccolti in cassette di plastica divise per unità stratigrafiche di scavo, così da poterne ricostruire la pertinenza alle pareti in rapporto all’area di rinvenimento. In molti casi è stato possibile ricollocarli in situ già in corso di restauro. 

RICOMPOSIZIONE ED APPLICAZIONE SU PANNELLI DELLA PARETE OVEST

Per altri frammenti non ricollocabili, considerata la grande quantità (circa 7.000), si è valutata la ricomposizione stabile su pannelli rigidi. Dopo un attento lavoro di confronto delle decorazioni e di accostamento dei margini, è stato possibile ricostruire la parete ovest crollata, consistente in buona parte del registro superiore e di quello mediano, per una lunghezza di cm. 330×400.  Le quattro sezioni ricomposte, data l’impossibilità di una ricollocazione in situ per mancanza della muratura di supporto, sono state applicate su pannelli destinati alla musealizzazione. Nella ricongiunzione delle sezioni si è scelto di seguire i margini di frattura esistenti, senza operare nuovi tagli regolari, sebbene l’operazione fosse più complessa. Sono state rimontate anche le cornici in stucco aggettanti che completavano l’alzato delle pareti, anch’ esse recuperate in corso di scavo e consolidate come il resto dei frammenti. La parete ovest ricomposta è attualmente esposta nelle sale del palazzo comunale ed è parte integrante del percorso  di  visita al sito ipogeo. 

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