Dalla fortuna alle alienazioni -La famiglia Callori fece erigere il proprio palazzo nella seconda metà del XVII sec. (fonti d’archivio ne attestano la presenza nel 1685) spostando la residenza dalla rocca alla nuova dimora signorile. Nel periodo di maggiore splendore della casata, il palazzo fu decorato nelle sale di rappresentanza e arredato con oggetti di pregio. La memoria di queste mobilie ci è pervenuta negli inventari delle aste curate, fra il ’74 e il ’76 del XX sec., dalla casa d’asta Semensato di Venezia. Gli arredi mobili come tappeti, quadri, mobilia vennero completamente alienati quando i conti lasciarono il palazzo a eccezione di alcuni sovrapporta dipinti su carta che rimasero in loco.

CASO STUDIO

Il caso studio si incentra sul restauro di uno dei diciassette sovrapporta presenti nelle sale del primo piano. Oggetto di esame è la stampa policroma xilografica raffigurante Notre Dame (XIX sec.).

Il dipinto era collocato sopra la porta di accesso alla galleria, in una sala già decorata alle pareti e sulla volta nel XVIII sec.

Dopo un esame delle problematiche conservative sono state ipotizzate le complesse operazioni di restauro da eseguire sia sul supporto che sugli strati pittorici. A favore del risultato finale ha avuto una grande importanza la presenza nella sala di una replica dalla stessa matrice collocata nella chiambrana della seconda porta della sala. Avere una riproduzione precisa è stato molto utile soprattutto durante la fase di ripresentazione estetica dell’opera.

STATO DI CONSERVAZIONE

L’opera aveva subito un grave trauma e successivamente era stata incollata su un supporto composto da più materiali: un telaio in legno con montante centrale e da due cartoni rettangolari inseriti nella superficie vuota a destra e a sinistra del montante per restituire la planarità al dipinto. I cartoni erano stati ancorati al montante centrale con ponti costituiti da garza adesiva e rinforzati con altri due ponti con listelli di legno. Il tutto era stato poi ricoperto con carta probabilmente adesa con colla vinilica. Con il tempo anche questo supporto si era deformato.

 La disomogeneità dei materiali del supporto di restauro aveva esercitato tensioni diversificate sulla superficie provocando lacerazioni del supporto originale di carta.

L’osservazione a luce radente e il confronto con la stampa realizzata con la stessa matrice hanno inoltre evidenziato la presenza di estese ridipinture sulla superficie pittorica realizzate con colori acrilici sia sulla parte figurata che sulla riquadratura marmorizzata.

INTERVENTO DI RESTAURO

Le operazioni preliminari al restauro sono state:

l’asportazione dei depositi superficiali incoerenti e dei residui aderenti con impiego di strumentazione manuale come pennelli, gomme e bisturi e la verifica della resistenza dei pigmenti a trattamenti umidi.

La rimozione a batuffolo delle ridipinture è avvenuta con un’ azione veloce di solventi sia polari che apolari in forma libera, usati singolarmente o in miscela (acetone, metiletilchetone e alcool).

La rimozione dei vecchi interventi pittorici ha messo in evidenza diffuse stuccature che colmavano le lacune sia della pellicola pittorica che del supporto cartaceo. Le stuccature sono state asportate manualmente con bisturi mentre le parti di più fragili di colore originale sono state protette da velinature temporanee fatte aderire con alga Funori al 2 % in acqua.

La maggiore difficoltà incontrata durante lo smontaggio del telaio composito ha riguardato la giunzione centrale tra i cartoni deformati e il montante di legno. Il supporto cartaceo era in gran parte lacerato lungo la linea verticale. Si è scelto di proseguire il distacco delle due parti laterali dal montante centrale con un taglio che le separasse nettamente. Sull’asse era tenacemente incollata la porzione centrale del dipinto.

 Per separare la carta dipinta dall’asse di legno sono state utilizzate lame molto affilate. Si è lavorato in corrispondenza del primo strato di legno per ovviare al pericolo di tagliare la carta. Ad operazione ultimata si è proceduto dal verso a rimuovere le fibre di legno ancora adese alla superficie.

Le due parti laterali del dipinto sono state liberate dal cartone di supporto. Anche questa operazione è stata preceduta dalla velatura temporanea del recto con alga Funori al 2% in acqua. La rimozione del cartone è stata particolarmente delicata ed è stata eseguita esclusivamente manualmente a secco con bisturi a lama mobile. Solo durante la rimozione del cartone di supporto abbiamo potuto constatare che il dipinto originale presentava già diversi rattoppi in carta posti sul verso, fessurazioni e diverse mancanze sui bordi del foglio.

Per ristabilire la continuità superficiale si è proceduto con operazioni di risarcimento delle lacune, chiusura degli strappi e rinforzo dei margini con applicazione di carta giapponese adesa con Tylose al 4% in acqua. Dopo l’umidificazione eseguita tramite goretex i tre frammenti dell’opera sono stati congiunti e foderati insieme dal verso con carta giapponese e Tylose al 2/3 % in acqua.

Le lacune sono state oggetto di integrazione pittorica che ha restituito completezza all’immagine, anche grazie al confronto con l’altra replica, ben conservata, di cui sopra si diceva. I colori usati sono di varia natura: colori ad acquerello (W&N) a tempera (Maimeri).

Successivamente alla reintegrazione pittorica l’opera cartacea è stata foderata su tavola calda con tela sintetica Trevira adesa con termocollante sintetico Film- Beva 371. Infine il dipinto è stato montato su un telaio fisso in legno di abete.

L’opera, insieme agli altri sedici sovrapporta, è stata trasportata e ricollocata nella sede di origine di palazzo Callori a Vignale Monferrato

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